Penisola San Gervasio - Comune di Capriate San Gervasio (BG)

TERRITORIO | Penisola San Gervasio - Comune di Capriate San Gervasio (BG)

LA PENISOLA

La penisola di San Gervasio è un’area naturale nella quale si può instaurare un equilibrio, una convivenza tra l’uomo e l’ambiente finalizzata all’educazione dell’uomo stesso perché conosca, rispetti e protegga l’ambiente in cui vive.

La penisola, così chiamata perché lambita nella quasi totalità dal fiume Adda, è dominata sulla sponda milanese dalla torre del castello di Trezzo e su quella bergamasca dalla chiesa dei S.S. Gervasio e Protasio. L’area, per tradizione popolare, è distinta in due zone la cosiddetta “CAVA DEGLI SPAGNOLI” e le “ISOLETTE”.

Nella seconda guerra mondiale i tedeschi predisposero un collegamento, i cui resti sono visibili a pochi metri dalla riva presso la cava degli spagnoli, tra le due sponde, bergamasca e milanese, per garantirsi una via di fuga quando venne tentata la distruzione del ponte di Trezzo.
Tracce umane in questa area risalgono però a molto prima, sono stati individuati resti abitativi golasecchiani del VII-V secolo a.C. (Golasecca, era il paese dove furono rinvenuti i primi reperti di questa civiltà di origine celtica diffusa tra Piemonte e Lombardia). Il villaggio si estendeva, probabilmente, sul preesistente pianoro presso l’attuale “cava degli spagnoli”.

La punta estrema in riva al fiume chiamata “isolète”, è così indicata già dal 1762 in una veduta della proprietà feudale dei Cavenago con il nome “Isolette Bergamasche”.

Dall’inizio del 900 terreno agricolo e bosco ceduo, la penisola ebbe anche una connotazione sociale in epoca fascista quando si insediò una colonia elioterapica per ragazzi.

Dal punto di vista economico hanno avuto una valenza la coltivazione del gelso per l’allevamento del baco da seta e le cave di “ceppo dell’Adda” utilizzato in ambito edilizio e monumentale.

 

La diga

Questo tratto di fiume, una volta ansa naturale, a partire dal 1903 con l’inizio della costruzione della centrale idroelettrica Taccani (di Trezzo sull’Adda) e concomitante diga, terminata nel 1906, assunse una importanza economica per la produzione di energia elettrica.

Nella spalla sinistra della diga è stata realizzata la “scala di risalita dei pesci” (1905) che mantiene il collegamento permanentemente aperto tra la parte a monte e a valle del fiume permettendo il passaggio dei pesci.

In caso di forti e prolungate piogge ed in primavera l’apertura della diga determina una variazione di livello del fiume con conseguente inondazione della zona adiacente il lavatoio.

La diga La Centrale Taccani


La Scala dei Pesci


Aspetti naturalistici

Gli alberi, gli arbusti e le specie lianose

Lo strato arboreo è composto sia nei pianori che nelle scarpate principalmente da boschi di robinia (Robinia pseudoacacia) nella forma pura o mista e da un querceto di ottima qualità dominato dalla farnia (Quercus robur) e in subordine dall’acero campestre (Acer campestre), dall’olmo (Ulmus campestris) e dall’acero di monte (Acer pseudoplatanus). Ai margini dei boschi si possono osservare esemplari di bagolaro (Celtis australis) e nelle zone più umide di ontano nero (Alnus glutinosa), di salice bianco (Salix alba), di pioppo nero (Populus nigra) e pioppo bianco (Populus alba). Completano lo strato arboreo esemplari isolati di carpino bianco (Carpinus betulus), carpino nero (Ostrya carpinifolia), platano (Platanus hybrida), frassino maggiore (Fraxinus excelsior), ciliegio selvatico (Prunus avium), spino di Giuda (Gleditsia triacanthos), castagno (Castanea sativa), ippocastano (Aesculus hippocastanum), ligustro (Ligustrum lucidum) e di origine agricola il gelso bianco (Morus alba), il melo (Malus sylvestris) e il pero (Pyrus pyraster) selvatici. Tra le specie esotiche l’ailanto (Ailanthus altissima), il gelso da carta (Broussonetia papyrifera) e l’acero negundo (Acer negundo).

Nello strato arbustivo si osservano il sambuco nero (Sambucus nigra), il nocciolo (Corylus avellana), il biancospino (Crataegus monogyna), il sanguinello (Cornus sanguinea), il prugnolo spinoso (Prunus spinosa), il pallon di maggio (Viburnum opulus), la fusaggine (Euonymus europaeus), la rosa canina (Rosa canina) e il pungitopo (Ruscus aculeatus).

Tra le specie lianose le più comuni sono il luppolo comune (Humulus lupulus), l’edera (Hedera helix), la velenosa clematide vitalba (Clematis vitalba) e il caprifoglio (Lonicera sp) dalla particolare fioritura. 

Robinia Sambuco

 

Le erbacee e le piante acquatiche

Lo strato erbaceo si differenzia stagionalmente e in rapporto ai vari ambienti; nel sottobosco si osservano l’anemone bianca (Anemone nemorosa), il ranuncolo favagello (Ranunculus ficaria), la pervinca minore (Vinca minor), la primula comune (Primula vulgaris), il sigillo di Salomone (Polygonatum multiflorum), il bucaneve (Galanthus nivalis), la campanella comune (Leucojum vernum) e la colombina cava (Corydalis bulbosa).

Nelle zone fresche lungo i sentieri e ai margini del bosco si osservano la felce florida (Osmunda regalis), l’alliaria (Alliaria petiolata) e la nepetella (Calamintha officinalis), il latte di gallina (Ornithogalum umbellatum), il cerfoglio selvatico (Anthriscus sylvestris), il ranuncolo bulboso (Ranunculus bulbosus), la cariofillata comune (Geum urbanum), il giacinto dal pennacchio (Muscari comosum) e la campanula selvatica (Campanula trachelium).

Nei terreni umidi e fangosi, lungo i fossi, la sponda e il greto del fiume si osservano la barbarea (Barbarea vulgaris), la beccabunga (Veronica beccabunga), l’equiseto (Equisetum arvense), l’olmaria (Filipendula ulmaria) e la dulcamara (Solanum dulcamara), la consolida maggiore (Symphytum officinale), il nontiscordardimé (Myosotis scorpioides), le specie dei poligoni (Polygonum ssp) e dei carici (Carex ssp), la salcerella (Lythrum salicaria), la mazza d’oro comune (Lysimachia vulgaris), la verga d’oro d’America (Solidago gigantea) e la menta d’acqua (Menta aquatica), la balsamina ghiandolosa (Impatiens glandulifera) e la forbicina comune (Bidens tripartita).

Nei campi incolti e prati asciutti molto comuni sono le false ortiche (Lamium maculatum e Lamium purpureum), la bardana (Arctium sp) e la carota selvatica (Daucus carota), la cicoria (Cichorium intybus), l’iperico (Hypericum perforatum), il cinquefoglio (Potentilla sp) e il raponzolo (Campanula rapunculus), il tanaceto (Tanacetum vulgare), il fiordaliso stoppione (Centaurea jacea), il millefoglio (Achillea millefolium) e il verbasco (Verbascum thapsus).

Dal punto di vista botanico un’ottima qualità naturalistica è concentrata nella vegetazione perialveale e nella vegetazione di sorgente: si osservano carice spondicola (Carex elata), coltellaccio maggiore (Sparganium erectum), lisca maggiore (Typha latifolia), giunco comune (Juncus effusus), cannuccia di palude (Phragmites australis), garofanino d’acqua (Epilobium hirsutum) e l’effimera ma stupenda fioritura dell’iris d’acqua (Iris pseudacorus) (specie protetta), crescione d’acqua (Nasturtium officinale), ranuncolo fluitane (Ranunculus fluitans) e peste d’acqua comune (Elodea canadensis). Nello stagno la lenticchia d’acqua comune (Lemna minor).

 

Gli uccelli

La penisola di San Gervasio e l’ambiente circostante lungo la sponda bergamasca del fiume Adda, dal bosco di caducifoglie alla riva del fiume, offrono un ampio campo di strutture per molte specie in ogni stagione.

La chioma folta degli alberi e le cime di alberi isolati sono usate dal colombaccio (Columba palumbus), dalla cornacchia grigia (Corvus cornix), dalla gazza (Pica pica); sugli alberi più alti vicino all’acqua staziona il cormorano (Phalacrocorax carbo). I tronchi e i rami principali degli alberi sono usati dal picchio rosso maggiore (Dryobates major), dalle cince (Parus sp), dalla cinciallegra (Parus major), dalla cinciarella (Parus caeruleus), dal torcicollo (Jynx torquilla), dal pigliamosche (Muscicapa striata), dal picchio muratore (Sitta europaea), dal pettirosso (Erithacus rubecula), dallo storno (Sturnus vulgaris) e, in associazione con aree aperte, coltivazioni e strutture umane, dalla civetta (Carine noctua). Tra i cespugli e gli arbusti nidificano lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), il merlo (Turdus merula), il fringuello (Fringilla coelebs), il codibugnolo (Aegithalos caudatus), il verdone (Chloris chloris), il cardellino (Carduelis carduelis), il verzellino (Serinus canaria), il luì piccolo (Phylloscopus collybita) e la capinera (Sylvia atricapilla). Ai margini dei boschi, tra le fessure delle rocce e dei muri spesso vicino all’acqua, nei depositi di ghiaia, sabbia e limo del greto troviamo il rondone (Apus apus), la rondine (Hirundo rustica) e il balestruccio (Delichon urbica), le ballerine (Motacilla alba e Motacilla cinerea), il corriere piccolo (Charadrius dubius) e il gabbiano comune (Larus ridibundus). Nelle acque libere con vegetazione emergente dall’acqua troviamo lo svasso (Podiceps cristatus) e il tuffetto (Podiceps ruficollis); nei canneti e nella vegetazione ripariale il cigno reale (Cygnus cygnus), il germano reale (Anas platyrhynchos), la folaga (Fulica atra), il moriglione (Aythya ferina), la moretta (Aythya fuligula), l’usignolo di fiume (Cettia cettii); tra gli alberi e gli arbusti sul bordo dell’acqua stazionano la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), la nitticora (Nycticorax nycticorax) e la garzetta (Egretta garzetta). Nelle rive scoscese il martin pescatore (Alcedo atthis) e il topino (Riparia riparia).


Martin Pescatore

 

I mammiferi e i rettili

Ai bordi dei boschi, in luoghi asciutti e ricchi di cespugli troviamo il riccio (Erinaceus europaeus); la talpa (Talpa europaea) vive prevalentemente sottoterra e il ghiro (Glis glis) si può facilmente trovare nelle cassette adibite a nido per gli uccelli. Più sfuggenti e con abitudini notturne la donnola (Mustela nivalis), la faina (Martes foina), il tasso (Meles meles), la volpe (Vulpes vulpes), il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il moscardino (Muscardinus avellanarius) e il toporagno comune (Sorex araneus).

In ambienti asciutti, assolati e ricchi di vegetazione, ai margini dei boschi non è difficile imbattersi nel saettone (Elaphe longissima); in luoghi umidi e ricchi di vegetazione nell’orbettino (Anguis fragilis); in prossimità del fiume, in luoghi umidi e isolati ricchi di vegetazione nella biscia dal collare (Natrix natrix) e sui rami grossi sporgenti sull’acqua nella testuggine palustre (Emys orbicularis).


Ghiro

 

Gli anfibi e i pesci

Nello stagno, tra la vegetazione in riva del fiume e lungo le risorgive si osservano facilmente le diverse specie di rane rosse (Rana ssp).

La fauna ittica, come ha confermato un recente censimento, è in grande contrazione; gli sbarramenti, l’inquinamento provocato da scarichi urbani e industriali, nonché un’avifauna esuberante in questo tratto di fiume hanno alterato l’ecosistema fluviale e progressivamente distrutto gli habitat riproduttivi. Pesci che fino a due decenni fa erano comuni (trota fario, trota marmorata, luccio, pesce persico, alborella, savetta, vairone, triotto) sono pressoché scomparsi; difformemente distribuiti in relazione alle caratteristiche di limpidezza e velocità di scorrimento del fiume, sono ancora abbastanza comuni invece, sebbene in maniera diversa, cavedano (Leuciscus cephalus cabeda), pigo (Rutilus pigus), barbo (Barbus barbus plebejus), tinca (Tinca tinca), anguilla (Anguilla anguilla) e scardola (Scardinius erythrophthalmus).

Le nuove immissioni riguardano carpa (Cyprinus carpio), e storione (Acipenser sturio). 

Saettone o colubro di Esculapio Cavedano



Laboratorio educazione ambientale

Fare educazione ambientale significa sensibilizzare le persone verso problematiche legate al rapporto uomo-natura e favorire l'apprendimento di concetti ecologici basilari. Educare all'ambiente, quindi, stimola a ricercare altri modi di considerare la Terra ed il nostro modo di abitarla.

È in quest'ottica che si pone l'Associazione Risorse, che da sempre ha affiancato alle sue principali attività alcune iniziative di sensibilizzazione nei confronti dei soci e della popolazione sulle tematiche ambientali. È anche per questo che, pensando ad un progetto di riqualificazione e gestione della Penisola di S. Gervasio, l'Associazione ha definito tra i principali obiettivi gli interventi di educazione ambientale, lavorando in sinergia con le realtà locali già esistenti per poter accentrare le energie ed ottenere risultati il più possibile tangibili ed efficaci.

L'area oggetto di questo progetto si presta molto bene a degli interventi naturalistici, in quanto permette di osservare una varietà di ambienti e quindi una ricchezza faunistica e floristica, ormai difficili da trovare. Inoltre l'evidente presenza antropica, permette di sottolineare la stretta relazione esistente tra uomo e ambiente naturale quali elementi inscindibili di un unico paesaggio. 

   

Gli obiettivi degli interventi didattici non dovrebbero mai essere settoriali e fini a se stessi, è per questo che ci si è prefissi di trasmettere una visione il più possibile completa, multidisciplinare e per questo, ancora una volta, la Penisola di S. Gervasio è il territorio adatto. Infatti, in quest'area non c'è solo natura, ma anche arte, archeologia e storia medievale e contemporanea. 

Date le premesse sopra esposte e quindi i possibili sviluppi didattico-educativi, l'Associazione Risorse ha considerato fondamentale la realizzazione di un laboratorio presso la Penisola e questo progetto si è finalmente realizzato, grazie anche al sostegno dell'Amministrazione Comunale. Infatti, in occasione della Giornata del Verde Pulito Edizione 2006, è stato inaugurato il Laboratorio di Educazione Ambientale, ricavato nella casetta della ex-colonia elioterapica.


La "Casetta"

La struttura è stata allestita con pannelli divulgativi, manuali di riconoscimento della flora e della fauna locale, ritrovamenti fatti in Penisola, anche dagli stessi alunni che sono venuti in visita, come ad esempio, frutti, foglie, pezzi di gusci d'uova, penne, piume, insetti, parti di nidi, borre, pelle di biscia, ecc.
Il laboratorio è stato attrezzato con una buona strumentazione scientifica, che permette di effettuare approfondite analisi, a diversi livelli, delle componenti sia del fiume che del bosco. Infatti, ci sono sia microscopi che stereoscopi, kit analisi acqua e suolo, nonché sono stati approntati numerosi giochi didattici adatti a bambini e ragazzi, dalla scuola dell'infanzia fino alla scuola secondaria.
L'ornitogioco è sicuramente lo strumento che più attira, grandi e piccini: un gioco didattico grazie al quale si possono imparare a conoscere caratteristiche fisiche e comportamentali, ma soprattutto i versi degli uccelli presenti in penisola. Dopo averli ascoltati è possibile mettersi alla prova, cercando di riconoscerli in una divertente sfida all'ultimo verso!!


Una scolaresca in visita

Il laboratorio di educazione ambientale sta riscuotendo un buon successo tra le classi presenti nel comune, ma non solo. L'amministrazione Comunale finanzia anche per l'anno scolastico 2006-07 i progetti didattici: quindi le scuole di Capriate, S. Gervasio e Crespi possono partecipare gratuitamente ai progetti didattici in Penisola.

Questo progetto permette un'ulteriore valorizzazione dell'area: la fa conoscere e vivere alle giovani generazioni, legandole affettivamente e coscienziosamente. E' un  approccio di conoscenza che potranno approfondire autonomamente, estendendola anche a tutta la loro famiglia.

 

Lavatoio

È ancora funzionale per il suo scopo infatti ci sono persone, di San Gervasio e non, che vi lavano i panni.

Potrà essere usato per l’educazione ambientale come esempio dell’uso del territorio e della risorsa acqua.


Il Lavatoio

 

Ontaneto e stagno

È una zona umida con la tipica vegetazione arborea di pioppi e ontani, arbustiva, molto fresca ed ombrosa.

Per questo molto frequentata in estate da chi predilige l’ombra ma è anche meta e punto di osservazione per i ragazzi durante le visite guidate. 

L'Ontaneto Lo Stagno

 

Risorgive e vegetazione di corrente

L’acqua fredda e limpida che esce dalle polle, le fasce verdi attorno al torrente e i salici, rendono questa zona, che è vicina al greto sassoso del fiume, molto bella e diversa dagli ambienti tutt’intorno.

Infatti quest’acqua sorgiva che scorre per circa 30 metri prima di giungere al fiume diversifica botanicamente l’area: ci sono specie erbacee ed arboree igrofile e tempo fa, quando il torrente era più profondo c’erano i pesci e piccoli invertebrati (gamberi d’acqua dolce). 

Le Risorgive Vegetazione di riva

 

Cava degli Spagnoli

La stretta valle, scavata dagli spagnoli, che porta al fiume a nord della penisola, si è arricchita di vegetazione sia per recenti piantumazioni sia in modo naturale. La vegetazione ha reso ancora più stretto ed ombroso il passaggio che contrasta, presso il fiume, con la luce e con l’ampio angolo di veduta rendendo affascinante questa piccola spiaggetta.

Alla cava degli Spagnoli arriva il sentiero “da Leonardo all’Unesco” che la attraversa per proseguire verso Crespi; di fronte alla spiaggia c’è un canneto dove nidificano delle folaghe. Nell’acqua si vedono ancora i pali della banchina di attracco costruita dai tedeschi alla fine della II guerra mondiale per traghettare i propri mezzi nell’eventualità della distruzione dei ponti sull’Adda.

La cava degli Spagnoli è storia, è punto panoramico, è natura, è meta e partenza per chi passeggia, per chi fa sport e per chi pesca.

 
Il "fosal bergamasc"

 

Radure

La gente che in estate raggiunge la penisola, oltre al greto del fiume posto di fronte alla diga, predilige fermarsi presso il pianoro a nord ovest della stessa: qui prende il sole, si ferma lungo l’argine in cemento, o cerca l’ombra sotto gli alberi ai limiti della radura.


 

Bosco

La quasi totalità della superficie boschiva della penisola è occupata dalla robinia, in un bosco giovane e ricco di varietà arbustive (nocciolo, biancospino, …).

La robinia è una pianta che consolida le scarpate, è una risorsa come legna da ardere, ed in passato anche da opera, non ombreggia completamente il sottobosco che ha così la possibilità di svilupparsi ed infine la sua fioritura permette di avere un miele molto ricercato.


Il Robinieto

 

Scavi archeologici

Tracce umane in questa area risalgono all’antichità, sono stati individuati resti abitativi golasecchiani del VII-V secolo a.C. (Golasecca, era il paese dove furono rinvenuti i primi reperti di questa civiltà di origine celtica diffusa tra Piemonte e Lombardia). Il villaggio si estendeva, probabilmente, sul preesistente pianoro presso l’attuale "cava degli spagnoli".

 
Gli scavi

 


 

 

Pubblicato il 
Aggiornato il 
Risultato (375 valutazioni)